“La dodicesima notte” di William Shakespeare con adattamento e regia di Gianmarco Cesario va in scena sabato 12 alle 20 e domenica 13 aprile alle 18 al Tin – Teatro Instabile Napoli.
In scena ci sono: Gianni Sallustro, Nicla Tirozzi e con Tommaso Sepe, Alessandro Cariello, Davide Cariello, Nancy Pia De Simone, Vincenza Granato, Luigi Guerra, Noemi Iovino,
Carlo Paolo Sepe, Salvatore Ciro Tufano, Gennaro Zannelli, Ferdinando Cozzolino.
La produzione è della Talentum Production, i costumi di Melissa De Vincenzo, grafica e luci di Marcello Radano, aiuto regia Maria Crispo e assistente alla regia Lucia Saviano.
“La dodicesima notte” è una commedia dal ritmo frenetico, corale, fondata sugli equivoci, sugli scambi di identità e di genere.
Collocata alla fine del regno di Elisabetta I, segna il culmine della stagione delle commedie d’amore di Shakespeare e precede quella delle grandi tragedie.
Il titolo allude alla festa della dodicesima notte (corrispondente all’Epifania) chiamata in questo modo per il numero dei giorni (12) che trascorrono dal Natale fino alla festività.
La trama de La dodicesima notte narra la storia di due fratelli gemelli, Viola e Sebastian, naufragati sulle coste dell’Illiria, antica regione dei Balcani occidentali.
Ciascuno dei due crede che l’altro sia morto nel naufragio.
NOTE DI REGIA: Una versione, questa mia, che definisco “della senilità” e che si realizza grazie alla collaborazione con il Teatro Instabile di Napoli e l’Accademia del Teatro e Cinema di Ottaviano, entrambi diretti da Gianni Sallustro,
e la Talentum Production di Marcello Radano, e in cui ho il piacere di dirigere, insieme allo stesso Sallustro, e la bravissima Nicla Tirozzi, ben undici giovanissimi attori.
Proprio spinto dalla giovanissima età di gran parte degli interpreti, ho molto riflettuto su quanto scritto qui sopra, e, abbandonando quasi tutti i riferimenti filologici tipici del XVII secolo, ho voluto immergere lo spettacolo nei colorati e folli anni ’80 del secolo scorso,
decennio che rappresentò un’importante svolta nei costumi occidentali, in cui quella distinzione fra sessi di cui parla Greenblatt è stata, per l’appunto, fortemente messa in discussione.
Le iconografie di quel decennio, in gran parte prese in prestito dalle star del pop e del rock di allora, mi hanno dato l’opportunità di accentuare la caratteristica di quei personaggi, liberi e indifferenti agli steccati convenzionali, che amano spesso non corrisposti,
con quell’amore che, come scrisse Oscar Wilde, “non osa pronunciare il suo nome”.
Nessuno, infatti, dei personaggi, è insensibile all’amore impossibile:
Malvolio (Gianni Sallustro) non si ferma, con la sua fantasia, nemmeno di fronte al muro della differenza sociale e dell’età, e così Andrea e la sua improbabile passione per Olivia,
che maschera, forse, quella autentica per Tobia che, a sua volta, sposa Maria (Nicla Tirozzi) solo per ringraziarla della burla ideata contro lo stesso Malvolio.
Di Antonio, Sebastian, Olivia, Viola e Orsino abbiamo già parlato, ma anche Feste, il matto, ha, in questa mia versione, il suo riferimento amoroso
in Fabiana, versione femminile dell’originale Fabiano, e così Valentino, il fido luogotenente di Orsino, che cela malamente la sua gelosia per l’interesse del padrone in Viola/Cesario.
Amori difficili, che siano dettati da autentico sentimento o dalla fantasia, oppure anche dall’illusione o dall’interesse, ma che gridano, a voce alta, la libertà d’amare senza vergogna e senza condizionamenti sociali.
Info e prenotazioni:
(whatsapp) 3383015465