La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee – Museo Madre (in via Luigi Settembrini 79 – Napoli) inaugura giovedì 17 aprile la mostra di Tomaso Binga “EUFORIA“, a cura di Eva Fabbris con Daria Kahn.
Si tratta della sua più ampia retrospettiva museale che presenta quaranta anni della sua pratica artistica attraverso più di centoventi opere tra poesie visive, installazioni, fotografie, collage, poesie visive, documenti, testimonianze di performance. Nella sua pratica quarantennale l’artista ha parlato del corpo femminile come di un significante di libertà attraverso la sua originale poesia visiva e le sue performance, giocando con le parole per affermare un femminismo gioioso caratterizzato da dissacrazione, umorismo, denuncia.
L’esposizione costituisce il risultato di ben due anni di ricerche realizzate in collaborazione con l’artista e il suo archivio e si snoda con un percorso tematico nelle diciotto sale del terzo piano del museo con un allestimento sperimentale dal tracciato circolare ideato dal collettivo multidisciplinare Rio Grande, in dialogo con Tomaso Binga. Si segnala, inotre, che molte di queste opere saranno mostrate per la prima volta altre invece verranno riproposte dopo decenni dalla loro prima esposizione. Si tratta di provenienti da musei e collezioni private.
“Il lavoro di Binga sfida le convenzioni sociali e culturali – afferma Angela Tecce, presidente della Fondazione Donnaregina – esplorando temi legati al genere e alla critica del linguaggio. (…) Esempi emblematici del suo contributo sono gli alfabeti in cui il corpo dell’artista assume le forme delle lettere, una sintesi tra linguaggio verbale e visivo.”
Tomaso Binga è il nome d’arte di Bianca Pucciarelli Menna (nata a Salerno nel 1931, vive e lavora a Roma), artista che dal 1971 ha scelto di entrare nel mondo dell’arte con uno pseudonimo maschile per evidenziare i privilegi dell’uomo anche nel campo culturale: “Il mio nome maschile – dice Binga – gioca sull’ironia e lo spiazzamento; vuole mettere allo scoperto il privilegio maschile che impera nel campo dell’arte, è una contestazione per via di paradosso di una sovrastruttura che abbiamo ereditato e che, come donne, vogliamo distruggere. In arte, sesso, età, nazionalità non dovrebbero essere delle discriminanti. L’Artista non è un uomo o una donna ma una PERSONA”.
Si ricorda che il libro che accompagna la mostra, edito da Lenz Press in italiano e inglese, è a cura di Eva Fabbris, Lilou Vidal e Stefania Zuliani. Il testo è articolato in tre parti: la prima presenta saggi e un’intervista all’artista; la seconda una serie di brevi testi critici che analizzano opere singole o piccoli corpus di lavori delle principali aree di interesse dell’artista; la terza è dedicata alla poesia visiva. La pubblicazione è stata sostenuta dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura nell’ambito del programma Italian Council (2023) con il supporto dell’Associazione Amici del Madre.