Nell’ascolto di questo disco diviene decisamente evidente la situazione, i dettagli, i personaggi… io stesso alle volte… Matteo Bonechi, per mano fondamentalmente dipinta di jazz, ci regala “L’estate spietata”, disco estemporaneo, live, di prese dirette in studio e di nessuna presunzione. Povero se ci approcciamo con la speranza di trovare la melodia pop da ricordare. Decisamente ricco se ci lasciamo trasportare con abbandono dalla semplicità di un narratore di storie. Che poi, arrivando alla fine di questa tracklist, si scoprono anche le sue più motivate doti di poeta cantautore… il romanticismo sembra assente ma permea ogni cosa.
Perché la presa diretta? Che scelta è stata per il disco e per la sua identità?
È stata una scelta dovuta a diversi fattori: la necessità stilistica di dare al lavoro un respiro immediato e senza troppi orpelli di produzione. Ma anche la rapidità esecutiva, la quale una volta accettato il rischio, ci ha permesso in tre giorni di finire la struttura portante del disco.
Tanta ironia che poi si risolve in romanticismo poetico se vuoi… insomma questo disco è romantico o ironico?
Nei miei dischi ho sempre cercato di alternare gli stati d’animo. Una medaglia ha due facce, un dado può averne tre, sei o anche venti. Personalmente per quanto cerchi di adottare una prospettiva unica, finisco sempre per averne molte di più, anche su di un solo fatto.
La maschera italiana è un teatro perfetto… che cosa ti ha colpito, che cosa hai osservato che ti ha dato il “LA” per iniziare a raccontarlo?
C’è stato un momento o qualcosa che hai visto
“Ci sono più cose in cielo in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia” diceva qualcuno. Mi è bastato raccogliere delle semplici osservazioni ed elaborarle. Il carattere provinciale in Italia è ancora preminente nonostante la corsa frenetica alla globalizzazione.
E perché doveva suonare jazz?
Credo che il Jazz abbia la necessaria frammentazione ritmico-armonica per “ospitare” quello che è il suddetto teatrino della maschera italiana, e nel contempo la capacità di ammaestrare una ventosa e malinconica ballata