Napoli, 7 marzo 2016, Teatro Augusteo. Si chiude in sordina l’ultima data del tour teatrale di Carmen Consoli. La cantantessa è arrivata al centro del palco muovendosi tra le ombre e i silenzi di un pubblico che l’attendeva trepidante. Nessun giro di parole, solo chitarra e voce che hanno fin dalle prime note fatto capire quale sia la sua idea di teatro: l’intimità.
Dopo un paio di brani in completa solitudine, ad abbracciare le note della siciliana sono intervenuti gli archi: violino e violoncello che per tutta la durata del concerto sono stati fondamentale filo rosso delle emozioni.
Il ritiro musicale di Carmen Consoli è durato esattamente un lustro, nell’ultimo anno però la siciliana ha meravigliosamente recuperato tutte le assenze al punto da far sospettare che potrebbe tornare a replicare il silenzio. Per questo forse, in molti sono tornati a rivederla a pochi mesi dalla data nei palazzetti. E ne è valsa la pena. La cantantessa ha stregato il pubblico con un concerto completamente diverso rispetto al precedente.
Ci sono brani rock adatti al corpo a corpo da sviscerare e riarrangiare per un pubblico che ha voglia di ballare e altri che vale la pena ascoltare nel silenzio della penombra di un teatro, guidati solo dal personale groviglio d’intenti e riflessioni.
Carmen ha lasciato nel 2015 molte canzoni del suo ultimo lavoro, il tour teatrale è stato un viaggio nei ricordi, come lei stessa ha detto anche in uno dei rari momenti in cui ha interagito con gli spettatori.
E il pubblico ha viaggiato tra i ricordi, scavando così a fondo nell’animo al punto da farsi male. Ed è stato un eterno ritorno, un’ennesima prima volta. “L’ultimo bacio”, “In bianco e Nero”, “Orfeo” fanno parte dei classici della cantantessa, eppure eccoli rinascere grazie agli arrangiamenti di cui solo Carmen è capace.
Tolta dalla scaletta anche “L’abitudine di tornare”, una mancanza necessaria: equilibri precari solo nel cuore degli ascoltatori, non nella scelta dei brani che erano studiati quanto naturali.
Degna di nota la particolare esibizione con i tamburi e le percussioni di Valentina Ferraiuolo delle Malmaritate che è stata protagonista assoluta a metà concerto in mezzo al pubblico.
Consoli si autocelebra poligoltta: “due lingue conosco, il siciliano e il napoletano”, l’artista scherza così col pubblico e spiega che in Sicilia chi non conosce il dialetto della capitale partenopea è additato male. Racconta poi una storiella sul periodo in cui era incinta e lo fa parlando in dialetto siciliano. Al botteghino c’era una coppia francese: anche loro avranno riso a fine aneddoto, perché con alcune lingue è solo questione di suoni.
Il resto del concerto scivola via veloce, oltre due ore di musica che sembrano volare al punto da volerne ancora. “Oceani deserti”, “Sintonia imperfetta”, “Parole di burro” e “Geisha”: Carmen non si risparmia. Ad accomunare la fine di questo tour con quello nei palazzetti la canzone scelta per la chiusura “Questa piccola magia”. Un augurio che torna sotto nuove vesti, con la delicatezza di mani di velluto che ci accompagnano fuori al teatro Augusteo ad ammirare con gli occhi dei bambini questa Pioggia di Marzo.
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