Si intitola Mani sicure il primo album dei Tammurrianti World Project, frutto della conoscenza dei tamburi a cornice della tradizione italiana, la tammorra e il tamburello. Il disco ideato dai percussionisti Michele Maione ed Emidio Ausiello intreccia il suono dei tamburi a cornice con quello dei sintetizzatori e drum machine, dando vita ad un linguaggio musicale originale. Mani sicure, pubblicato dall’etichetta discografica SoundFly, è disponibile negli store e su tutte le piattaforme digitali. Il gruppo Tammurrianti World Project è composto da: Michele Maione ( frame drums, percussions, marimba, balafon, vibraphone, electric mandola, synthesizers), Emidio Ausiello (frame drums, percussions), Enzo “Tammurriello” (vocal, tammurro) e Andrea Esposito ( electric violin, mandobird).
Mani sicure, il vostro primo disco, è un’immersione nella world music. L’album, che fonde la musica popolare con linguaggi musicali moderni, è un progetto discografico impegnativo, partorito dopo anni di ricerca e sperimentazione. Che significato assume per la vostra carriera artistica?
«In questo lavoro c’è sicuramente la nostra storia musicale degli ultimi anni. Da un lato la ricerca sulle percussioni, abbiamo quasi un’ossessione nel cercare nuovi sviluppi musicali soprattutto sui tamburi a cornice, spesso utilizzando tecniche non convenzionali. Dall’altro lato le composizioni; cerchiamo di tracciare un cammino culturale e musicale attraverso i mondi che ci suggeriscono i tamburi che suoniamo, creando una musica nuova, che sia a fuoco con il nostro presente».
Il singolo Sole a luntano è un canto di musica popolare dalle sonorità mediterranee. Il brano recita “nuje simme ianche cu l’anemia nera e nun capimme maie chi nce vo bene”.
«Sole a luntano è un brano originale il cui testo è stato scritto per noi da Franco Maione. L’incipit del brano racchiude un po’ tutto il significato, come fosse un mantra vuole mettere in evidenza le contraddizioni in ognuno di noi. Siamo accoglienti, ma siamo un po’ razzisti. Siamo democratici, ma ci facciamo affascinare da un capopopolo di turno. Siamo per la famiglia, ma la violenza contro le donne e i bambini è in costante aumento. In sintesi siamo dei “democratici incompiuti”. Dal punto di vista musicale ci sono dei richiami al rock nord-africano, in cui parti di chitarra distorta si intrecciano con riff di marimba estremamente aperti quasi a sottolineare i contrasti espressi nella canzone.
Kanaghis è un brano strumentale dai suoni orientali e del mediterraneo, in cui gli archi e i fiati si intrecciano alle percussioni. Cosa vi ispirato?
«In questo brano ci siamo divertiti ad unire richiami musicali turchi con quelli del nostro Sud Italia, ad evidenziare una fratellanza culturale. Hanno partecipato gli Ondanueve String Quartet, un quartetto d’archi meraviglioso con il quale ci saranno sicuramente altre collaborazioni future. Li abbiamo scelti perché sono capaci di suonare i loro strumenti anche in maniera anticonvenzionale, persino trasformandoli in strumenti percussivi».
Tammurrianti è l’incontro tra la musica popolare e quella etnica. Com’è stato concepito?
«Tammurrianti è stato il primo brano che abbiamo composto diversi anni fa. È un inno al mondo delle feste rituali, intese non come divertimento effimero ma espressione di una comunità che si confronta guardandosi nelle affinità e nei contrasti».
Tammurriata p’ ‘o Stocco unisce la musica popolare a quella elettronica. È una danza che trascina e travolge!
«È un brano a cui teniamo molto. Una danza “anarchica” senza inutili filologie localistiche. Ci ha ispirato innanzitutto il luogo in cui l’abbiamo registrato: il laboratorio di tamburi di Tonino o’ Stocco e sua moglie Raffilina; un posto in cui negli anni sono passati migliaia e migliaia di “tammurrianti”. E poi la figura di Rosa Nocerino, “tammorrara” della zona vesuviana che purtroppo non abbiamo fatto in tempo a conoscerla di persona, ma le sue registrazioni in cui i “cantatori” maschi facevano fatica a starle dietro ci suggeriscono riscatto femminile in una società, quella contadina degli anni Settanta, prevalentemente patriarcale».
Durante i vostri laboratori musicali insegnate le tecniche tradizionali della tammorra e del tamburello. Quanto vi gratifica l’insegnamento?
«Tammurrianti nasce proprio come progetto didattico. Nel 2010 abbiamo pubblicato un dvd e un libro in cui sono raccolte gran parte delle tecniche tradizionali di tammorra e tamburello. Teniamo da anni laboratori sparsi per la Campania, creando un ensemble in cui abbaiamo unito tutti gli allievi, ne sono in tutto circa una settantina. Una piccola rappresentanza di questo ensemble è presente anche nel disco nel brano Tammurrianti».
L’album è stato presentato all’Auditorium Novecento di Napoli. È fondamentale per voi il rapporto con il pubblico?
«Sì, la dimensione del live è quella che preferiamo. Il contatto con il pubblico ci fa capire la direzione giusta o sbagliata delle nostre ricerche ed in generale del nostro lavoro».
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