Tra gli ospiti della nuova edizione della kermesse cinematografica Italian Movie Award, Salvatore Misticone ci ha divertito moltissimo con il suo linguaggio incomprensibile nel film Benvenuti al sud, che lo ha portato al successo. Oggi, alcuni lo chiamano Signor Scapece, ma l’attore Misticone è da sempre un grande e straordinario attore di teatro, e non solo, anche di cinema e televisione. A breve lo vedremo alle prese con un progetto musicale, uscirà un suo cd sulle canzoni di guerra, in duetto con la figlia, in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale.
Ospite della quarta edizione della manifestazione Italian Movie Award (dal 13 al 22 giugno presso il centro commerciale La Cartiera di Pompei), abbiamo scambiato qualche battuta con l’attore e cantante Salvatore Misticone.
Cosa significa per lei la partecipazione a un festival del cinema?
«Partecipare sicuramente è importante, organizzarlo non ne parliamo, non è da me. Io la mattina mi sveglio e devo riorganizzare la mia volontà per cercare di fare qualcosa, sono un grande “sfaticato”. È un festival interessante, s’incontrano amici, c’è possibilità di contatti e nascono delle opportunità di lavoro, sotto questo aspetto. Dal punto di vista divulgativo è importante, la gente si rende conto di come sta la situazione del cinema in Italia oggi. Io nasco come attore di teatro e mi rendo conto di quanto sia diventata critica e drammatica la situazione anche teatralmente parlando. Non ci sono più finanziamenti, senza i quali non si riesce più a fare delle stagioni teatrali. Il teatro costa e conseguenzialmente la crisi determina una mancanza di spettatori. Oggi per assistere ad uno spettacolo ci vogliono minimo 20/25 euro, quindi, allora ci si butta nel cinema, dove si ha la possibilità di guadagnare qualcosa in più. Anche noi attori mangiamo e dobbiamo sopravvivere.»
I suoi esordi allora sono stati a teatro?
«Sono nato in una famiglia di cantanti lirici, da parte di mia madre, tutti in carriera, e avendo questa propensione al canto lirico ho studiato tanto in questo settore. Mi è stato proposto anche di entrare a far parte del coro del San Carlo, ma essendo anche funzionario tecnico della Banca d’Italia, con grande sacrificio ho dovuto rinunciare. Ma la passione per lo spetacolo non l’ho mai abbandonata. Così dopo qualche anno, ho abbandonato il mio lavoro da impegato e ho inziato a dedicarmi solo alla kia carriera artistica. Ormai anche le mie figli erano cresciute, una è architetto e cantante, l’altra sociologa e scrittrice, tutt’è due mamme.»
Anche loro artiste…
«Adesso, infatti, sto registrando un disco con mia figlia, una cosa molto bella, in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale, con gli arrangiamenti fatti per banda musicale, quella di Acerra, finanziato dalla Regione e dal Comune. Faremo dei canti di guerra veramente struggenti. La Prima Guerra Mondiale nel 1914 distrusse tutto, intere generazioni nel periodo successivo alla guerra non esistevano, dalla generazione del 1895 non era nato nessuno, erano tutti morti.»
Com’è avvenuta la scelta dei brani?
«Ho scelto personalmente le canzoni da inserire in questo album. Tempo fa ho fatto una ricerca su Rodolfo Falvo, autore di Guapparia. Un grande musicista, lo chiamavano il “mascagnino”, ed è stata una scoperta interessante, perché lui lavorava su commissione del Ministero della Guerra, quindi, gli venivano proprio commissionati dei canti e venivano scritti. L’album sarà prodotto in mille copie, distribuito gratis agli enti e uscirà a fine giugno.»