Da poco più di due mesi la straordinaria pianista – cantautrice Roberta di Mario ha presentato il suo secondo lavoro discografico “Lo stato delle cose”. Un album incredibile e singolare che racchiude in sé due progetti artistici uniti e distinti: “Songs” che è un lavoro composto di sole tracce cantate e “Walk on the Piano Side” composto di soli brani strumentali. La dimostrazione tangibile che l’artista parmense è uno spirito libero che non smette mai di stupirsi e stupire attraverso la sua continua e raffinata ricerca musicale.
Credo sia la prima volta in assoluto che un artista presenta un lavoro singolare come il tuo, un album diviso in due sezioni così distinte: una scelta coraggiosa, non ti pare?
«Coraggiosa, ma la verità è che non potevo fare altrimenti. Ho racchiuso in questo lavoro le mie due anime, le due facce di me stessa che sono finalmente riuscita ad unire in questo nuovo progetto. Anche nello scorso cd avevo fatto una cosa simile. Nell’album “Tra il tempo e la distanza” su dieci tracce, due erano comunque strumentali. Questa volta però ho presentato proprio due cd distinti.»
Perché dici che non potevi fare altrimenti?
«Siccome ritengo questo nuovo lavoro un progetto maturo in cui mi rispecchio interamente, avevo bisogno di distinguere l’anima strumentale da quella cantautorale. Tre brani strumentali poi, sono comunque versioni differente di altrettante canzoni. Volevo però che i progetti andassero parallelamente. Mostro al mondo due verità che voglio portare avanti allo stesso modo: inutile ribadire che per me non esiste l’una senza l’altra.»
Il panorama musicale non solo italiano, ma internazionale sta vivendo un periodo di grande crisi. Crisi dovuta forse al fatto che in tanti fanno musica, ma pochi la studiano. Cosa pensi tu a riguardo?
«Purtroppo è questo il meccanismo degli ultimi anni. Si raggiungo certi obiettivi magari repentinamente, ci sono personaggi che stanno per un po’ sulla cresta dell’onda, ci sono poi le new entry: insomma sempre il solito giro. Io da parte mia posso dire che ho 42 anni e fino a 28 ho fatto solo la pianista. Vengo dal mondo classico, ho studiato veramente tanto e pianto tutte le lacrime possibili per portare a termine i miei studi.»
Studi che hai concluso con il massimo dei voti, mondo classico che però hai accantonato per la sperimentazione dei generi più disparati. Perché hai scelto di cambiare strada?
«La musica classica mi stava stretta: non riuscivo più a restare dento quel rigore, mi stava soffocando. Mi piaceva e piace ancora interpretare Chopin, Bach e Debussy … ma sai nelle accademie italiane già eseguire Rachmaninov era ed è una rivoluzione rispetto a un Beethoven. Bisogna restare dentro canoni e schemi e io volevo scrivere, creare. Così sono uscita da questi limiti e ho spaziato scrivendo colonne sonore, musical. Mi sono avvicinata al pianismo contemporaneo e svoltato poi come cantautrice. Quando mi sono affermata come cantautrice ho subito recuperato il pianoforte. Ecco che durante i miei live eseguo Chopin insieme alle mie improvvisazioni: insomma faccio tutto quello che mi va!»
La libertà è insomma “Lo stato delle cose”, giusto per fare riferimento al titolo dell’album…
«Si, hai indovinato: ecco perché ci tenevo a dare questo titolo al progetto, titolo che poi è lo stesso del singolo in rotazione….»
Un singolo in rotazione con il video… come è stato per te girare un videoclip?
«Eh, bella domanda! È stata un’esperienza fortissima dato che era il mio primo. Abbiamo pensato a questo video dandogli un sapore internazionale. Le immagini in sottofondo sono di una Londra piovosa, poi io ho lavorato invece girando all’interno di un museo.»
Ciò che più colpisce del video è la completa assenza di labiale, scelta singolare anche questa…
«Una scelta ben ponderata: volevano costruire un video di grande stato d’animo. L’assenza di labiale rimanda continuamente allo stato della canzone e alla sua anima. Musica è voce danno già tanto, aggiungere il labiale ci sembrava superfluo. Non saremmo riusciti a farlo in nessun altro modo, alla fine è un video di ricerca molto raffinato. Un video che bisogna guardare più volte per capire e sentire…»
Dalla Londra piovosa del video al Giappone dove a breve debutterà la tua colonna sonora al video “Vivere il mondo di Botero”, enorme soddisfazioni insomma…
«Si, enormi sul serio. Adesso sta girando la mostra con il mio brano: è la seconda esperienza come autrice di colonna sonora e mi ha fatto capire che è proprio una strada che voglio intraprendere. Amo accompagnare le immagini con le note: la musica non è subordinata al video, ma è compagna delle immagini. Non esistono immagini senza musica, le note sono il vero commento. Credo insomma nell’atmosfera visiva della musica stessa.»
Avendo presentato un disco del genere, la domanda viene spontanea: qual è il tuo stile?
«Credo che il mio stile sia non avere uno stile! Attenzione però: questo non significa non avere personalità. Tutto nella mia musica parte dagli 88 tasti bianchi e neri, la ma arma, il mio strumento è il pianoforte. Per il resto, vivo in mondi sonori diversi che cerco di condividere a modo mio.»
Adesso sei in tour sia in apertura dei concerti di Sagi Rei che di Roby Facchinetti, quali poi i prossimi progetti?
«Le date con entrambi stanno andando bene, spero di continuare a lavorare con loro soprattutto perché ora sto tastando il pubblico presentando sul palco il mio nuovo lavoro. Spero di continuare ad andare in tour con Facchinetti sia in estate che poi durante in autunno, il resto si vedrà!»