Paolo Ruffini ha pubblicato di recente per Baldini & Castoldi il romanzo Benito, presente! (pag. 242, Collana I lemuri).
Edoardo Meucci insegna storia in un liceo di Milano. É quello che si dice un professore tutto d’un pezzo: severo, autoritario, burbero, incapace di relazionarsi con gli altri. Convinto antifascista e profondamente infelice tratta tutti male, in particolare colleghi e studenti. Un giorno un suo allievo, Luca Sartori,pronuncia una frase che gli fa partire l’embolo: “Il fascismo ha fatto anche alcune cose buone”. Meucci lo espelle dall’aula dandogli un poderoso calcio nel fondoschiena. I genitori del ragazzo, presto accorsi in sua difesa, costringono il preside a sospenderlo e a trovargli un posto in un’altra scuola. Così Edoardo si ritrova maestro elementare a Predappio in provincia di Forlì. Anche qui si dimostra aggressivo ed insofferente nei confronti degli alunni tanto da essere redarguito dalla dirigenza che lo pone di fronte ad un ultimatum: o cambia atteggiamento o sarà radiato.
Nei giorni successivi un temporale seguito da un forte tuono lo fa letteralmente sbattere contro il collega Luigi Cosentino . Entrambi vittime di uno shock spazio- temporale si ritrovano nella stessa scuola ma nel 1890 avendo in classe l’alunno Benito Mussolini . Il bambino da subito manifesta la sua indole da bullo rafforzata dalle punizioni corporali che gli infligge la madre Rosa, direttrice della scuola. Tra Luigi che vorrebbe da subito passare all’azione e la maestra Editta che si innamora di Edoardo, un dilemma si fa strada: uccidere il futuro dittatore o provare ad educarlo con la forza dell’amore ? (Amare così tanto qualcun altro da fargli imparare ad amare se stesso?).
Il romanzo, ben scritto e dall’incipit originale, pone diversi interrogativi di scottante attualità riguardo l’educazione e l’istruzione delle nuove generazioni evidenziando il potere salvifico delle figure genitoriali ed istituzionali quali maestri e professori.
Nessun bambino nasce cattivo o predisposto al male. Spesso sono i modelli di riferimento che guastano la naturale bontà ed apertura al mondo delle nuove generazioni. I bambini, come ci ha dimostrato lo stesso Ruffini nella sua trasmissione Babysitter visibile su Youtube e Spotify, non possiedono pregiudizi come gli adulti e non notano diversità di religione, colore della pelle, eventuali handicap o disabilità o se i loro amichetti hanno come genitori due mamme o due papà.
A pag. 141 del romanzo Paolo Ruffini scrive: «Dovremmo insegnare l’inclusione e cercare di trovare un’andatura che non danneggi né il primo né l’ultimo perché ognuno ha tempi di apprendimento diversi. Se promuoviamo la competitività per avere un voto più alto, se continuiamo a parlare di Storia senza spiegare a che cosa serve impararla, se continuiamo a raccontare i milioni di errori che l’uomo ha compiuto storicamente senza un minimo di senso critico, come pensiamo di migliorare il mondo?[…] L’unica arma in nostro possesso sono gli sguardi dei nostri bambini. Sono loro l’unico rimedio per migliorare questo mondo».
Il potere salvifico dell’amore si estende anche ad Edoardo che perde molte delle sue caratteristiche negative grazie al legame con Editta. Il suo grugno, il suo sguardo severo, i suoi capelli brizzolati che necessitano del parrucchiere, i suoi occhi azzurri nascosti da una montatura vintage a poco a poco si distendono L’educazione all’amore ci permette davvero di avere una vita diversa.