Una serata sospesa tra il mare di Posillipo e quello dei like si è tenuta nella splendida cornice di Bagno Elena, con l’anteprima di due episodi della seconda stagione di Pesci Piccoli, la serie dei The Jackal prodotta da Amazon Prime Video.
Tra le luci sul mare, la terrazza gremita e il profumo di inizio estate, il cast ha accolto ospiti e stampa per un evento che ha saputo unire comicità, malinconia e una buona dose di sana autoironia.

ph Antonio Esposito – Antepic
La location, una delle più suggestive del lungomare napoletano, ha fatto da scenario a una passerella insolita, dove influencer e creator si sono mescolati al cast. Presenti tra gli ospiti Matto Varini, Maurizio Merluzzo, Paolo Cellammare, Daniele Giannazzo (Daninseries), Niccolò Pau e Alessandro Granatelli del duo 2men1kitchen.
Dopo il photocall, spazio alle interviste, in cui i protagonisti si sono raccontati con quella cifra che li contraddistingue: ironia intelligente, consapevolezza e nessuna paura di mostrare le crepe.
L’identità oltre i like
Il vostro linguaggio nasce sul web, ma in questa serie c’è una costruzione narrativa più complessa. Quanto è stato difficile bilanciare comicità e scrittura seriale, senza snaturare la vostra identità
Fabio Balsamo: «Noi ci sperimentiamo da sempre, ci approcciamo a ogni mezzo, serie, cinema, tv, con lo stesso rispetto e con un occhio nuovo. La sfida non è solo restare fedeli alla nostra identità, ma farla evolvere. Non è fare sempre le stesse cose, ma restare coerenti con la nostra filosofia di comunicazione. Ed è proprio questa sfida che ci ha fatto crescere».
Pesci Piccoli racconta il bisogno di farsi vedere, ma anche la paura di non valere abbastanza. Secondo voi, cosa resta davvero, quando si spegne lo schermo e il mare dei like torna calmo?
Aurora Leone: «Quello che conta davvero sono le proprie paure, le fragilità. Nella seconda stagione raccontiamo questo: personaggi che non sono forti, ma umani. E alla fine, anche se sei da solo, grazie al lavoro di squadra sai che c’è sempre qualcuno su cui puoi contare.”
Fabio aggiunge: “È un tentativo di contrastare il perfezionismo dei social, quel racconto patinato di vincenti. Noi raccontiamo i perdenti, con dignità».
Con ‘Pesci Piccoli 2’ torni a dirigere un racconto che gioca con i codici della commedia, ma affonda spesso in una realtà molto vera, quasi malinconica. Qual è stata la sfida più grande nel trovare un linguaggio visivo capace di far convivere leggerezza e profondità, senza mai tradire l’identità dei The Jackal?”
Francesco Ebbasta: «Credo che la sfida più grande sia stata, più che trovarlo conservarlo, come dico sempre dall’idea alla messa in scena passano tanti filtri, e tra gli attori, direttori della fotografia, inquadrature, confrontarsi con una squadra e riuscire a essere onesti in ogni fase della lavorazione credo sia il lavoro più delicato per un regista».
Il realismo dell’assurdo
Ciao Ciro, lavorare in agenzia social oggi è un meme vivente. Qual è, secondo voi, la cosa più folle o surreale che avete visto accadere davvero nel mondo del marketing digitale?
Ciro Priello: «Ci sono cose che se le raccontassimo non ci crederebbe nessuno. Ma è proprio quel mondo assurdo che abbiamo voluto raccontare nella serie. E a volte, giuro, la realtà ci ha superati. Noi abbiamo solo fatto copia-incolla».
Pesci Piccoli racconta il dietro le quinte tragicomico di chi lavora coi social: nella seconda stagione, quanto avete spinto ancora di più sull’assurdità (realistica) di quel mondo? Ci sono episodi ispirati a fatti realmente accaduti?
Gianluca Fru: «Abbiamo alzato il livello, ma non ci siamo inventati nulla. A volte ti chiedi se stai guardando una serie comica o un documentario horror. Spoiler: è entrambe».
La prima stagione ha avuto un grande successo anche per il modo in cui racconta il precariato creativo con ironia. Nella seconda, c’è un’evoluzione per i personaggi o restano bloccati in quel limbo comico-esistenziale?
Martina Tinnirello: «Nella prima erano tutti in balia degli eventi, ora iniziano a muoversi. Il mio personaggio ha un’evoluzione forte: smette di stare ai margini, comincia a capire chi è… o almeno chi non vuole più essere».
Due episodi, tante emozioni
La proiezione ha regalato momenti esilaranti e sorprendenti.
Il primo episodio, dedicato al personaggio di Vessicchio influencer, ha scatenato l’ilarità generale, con trovate geniali e ritmi comici da manuale.
Ma è con il quarto episodio che la serie mostra tutta la sua maturità narrativa: un piccolo inno all’infanzia, ai traumi celati, alla nostalgia post-Melevisione. Un racconto tenero, profondo, inaspettatamente toccante, che dimostra come Pesci Piccoli non sia solo una parodia del mondo social, ma anche una riflessione sulle emozioni che restano incastrate tra una storia Instagram e l’altra.
Party e biscotti da fantaviaggio
Dopo la proiezione, un party vista mare ha chiuso la serata, tra brindisi, musica e battute a ruota libera. Ma è impossibile non citare uno degli oggetti simbolo dell’episodio 4: il biscottino “da aprire in caso di fantaviaggio”, l’ultimo rifugio del protagonista quando tutto diventa troppo.
Perché sì, siamo tutti un po’ pesci piccoli in un oceano di algoritmi, aspettative e contenuti sponsorizzati. Ma non serve essere squali per stare a galla. A volte basta una buona battuta, qualcuno con cui condividerla.
In fondo, anche se siamo solo pesci piccoli, l’importante è nuotare insieme… e avere “un biscottino da fantaviaggio” a portata di sogno che può salvarci più di un filtro bellezza.