Con il brano “Mi basterebbe il tuo nome” il duo indie-pop /It-pop “Le Radïci”, composto da Marco Costanzo (voce e tastiere) e Mario Cianniello (seconda voce, chitarre e tastiere), lo scorso 27 agosto hanno partecipato alla 63esima edizione del Festival di Castrocaro. Marco e Mario, gli unici cantanti a rappresentare la città di Napoli ma anche tutto il Sud Italia, sono stati selezionati tra gli oltre 40 artisti in concorso, posizionandosi nella rosa degli 8 super finalisti. Al momento il duo Le Radici sta lavorando alla realizzazione del primo EP, dopo aver rilasciato già alcune canzoni in precedenza: “L’uomo che si innamorò della luna”, “Mi basterebbe il tuo nome” e “Ricordi mai dati”.
Con il brano “Mi basterebbe il tuo nome” avete rappresentato la città di Napoli alla 63esima edizione del Festival di Castrocaro. Siete stati selezionati tra gli oltre 40 artisti in concorso, posizionandovi nella rosa degli 8 super finalisti. Una grande responsabilità ma anche una bella soddisfazione. Cosa ha significato per voi questo traguardo?
«Un traguardo importantissimo perché questo arriva dopo tre anni dalla nascita del progetto Le Radici, quindi dopo tanti sacrifici questo è un risultato importante. Rappresentare Napoli e il Sud Italia, ci ha fatto molto piacere ed è stata una grande soddisfazione. Il nostro obiettivo era quello di far arrivare la canzone “Mi basterebbe il tuo nome” a tantissime persone, quindi siamo riusciti nel nostro intento. Speriamo di aver lasciato un bel ricordo».
Il brano con cui vi siete presentati al Festival racconta la solitudine di un uomo alle prese con una relazione immaginaria, al tempo stesso sublime e disperata. Come nasce questa canzone?
«In realtà questo è più il significato del video non tanto del brano. La canzone è nata nell’estate di due anni fa. Dopo una brutta serata trascorsa in discoteca, ci faceva piacere raccontare la nostra esperienza, così ci siamo incontrati io e Marco e abbiamo scritto i primi versi della canzone. Il brano parla di come oggi giorno incontriamo tantissime persone, ma non le conosciamo mai realmente per quello che sono, non siamo mai attenti, siamo sempre distratti da qualche altra cosa in questo mondo frenetico. Magari in uno di questi incontri, tra le tante persone ci potrebbe essere quella giusta della nostra vita, e se così fosse, in queste circostanze passerebbe del tutto inosservata. Questo per noi è un po’ il significato intrinseco della canzone».
Di recente avete pubblicato il nuovo singolo “Ricordi mai dati”, un brano dalle sonorità più “estive” che ha subito raggiunto numeri importanti su Spotify…
«”Ricordi mai dati” è una delle canzoni dalle sonorità più estive che abbiamo pubblicato, con un testo malinconico, poiché è la nostra natura. È una canzone che inizialmente non volevamo scrivere. Avevamo i primi versi, ma non il ritornello. A noi non ci convinceva molto, poi quando, l’abbiamo fatta ascoltare in studio al nostro produttore, lui è rimasto affascinato e ci ha consigliato di completarla ed è nata così questa canzone. Per quanto riguarda il risultato degli ascolti, ovviamente siamo contentissimi. Questo è un altro obiettivo raggiunto dopo il singolo “Mi basterebbe il tuo nome”».
Con “Mi basterebbe il tuo nome” durante l’emergenza sanitaria Covid19 avete lanciato una raccolta fondi per l’ospedale Cotugno di Napoli, devolvendo alla struttura ospedaliera tutti gli introiti in streaming. Com’è andata e com’è nata questa iniziativa?
«In realtà “Mi basterebbe il tuo nome” era già stata pubblicata prima del lockdown e quindi già sapevamo che sarebbe uscita a marzo, ma non sapevamo quello che sarebbe successo con il Covid. Quindi durante l’emergenza ci è sembrato giusto fare la nostra parte e donare gli introiti della canzone all’ospedale Cotugno di Napoli. Abbiamo cercato di dare una mano anche se minima e a tutto il personale ospedaliero che in quel periodo hanno attraversato un periodo difficile».
Siete nati artisticamente nel 2017. Com’è avvenuto il vostro incontro?
«In realtà ci conosciamo da una vita. Abbiamo degli amici in comune dai tempi delle scuole medie. Ai tempi del liceo abbiamo iniziato a suonare insieme in un gruppo, per un paio di anni, dopodiché abbiamo, a causa di impegni universitari e di altro genere, abbiamo sciolto il gruppo, anche se non avevamo grandi progetti, quello che ci univa era la voglia di divertirsi e di condividere la musica. Con il passare del tempo noi due ci siamo accorti che la musica era qualcosa di importante e abbiamo deciso di ricominciare, mettendo in piedi questo progetto di un duo e ad oggi andiamo avanti».
Ad ottobre siete entrati a far parte dei 60 finalisti di Sanremo Giovani 2020. Altra tappa importante del vostro cammino insieme. Quali saranno i vostri prossimi progetti?
«Dopo aver partecipato a Castrocaro, i nostri prossimi progetti si baseranno sulla realizzazione di un nuovo brano e presentarci nuovamente a Sanremo».
Qual è il vostro sogno più grande?
«Quello di fare un concerto allo Stadio San Paolo di Napoli».
Fino ad oggi avete lavorato a numerose cover e mashup, pubblicandoli sulla loro pagina Facebook e sul canale YouTube, riscuotendo maggiore successo in particolare con un pezzo di Adele “mescolato” alla famosa poesia di Totò “’A Livella” e con un arrangiamento di “Orgasmo” di Calcutta. Cosa dobbiamo aspettarci dal vostro primo album? Ci state lavorando?
«Sì. Abbiamo già diversi pezzi registrati. Tutte le cover a cui abbiamo lavorato durante questi anni e che abbiamo proposto attraverso il nostro canale YouTube, sono state per noi una base di partenza per quanto riguarda l’album. Sono tutti cantanti e canzoni che hanno ispirato il nostro lavoro e speriamo che le loro sonorità si ritroveranno in quello che abbiamo registrato in studio. In questo periodo stiamo continuando a scrivere e lavorare ad altre canzoni, che speriamo di poter registrare in futuro. Non sappiamo ancora l’uscita dell’album, quello che è certo e che il lavoro sarà anticipato dai diversi singoli».