Ivan Francesco Ballerini presenta il disco d’esordio “Cavallo Pazzo”

«Domanda bellissima. Ho sentito l’esigenza di trattare questo argomento appena conclusa di scrivere la canzone “Cavallo pazzo”, che poi ho deciso fosse quella che avrebbe dato il titolo all’intero album. Poi mi è sembrata una buona idea quella di associare i fatti storici che hanno riguardato lo sterminio dei nativi Americani, perché è di uno sterminio voluto a tavolino, che si tratta, ho voluto associare questa triste pagina con gli accadimenti attuali e i flussi migratori di disgraziati che quotidianamente muoiono in mare cercando una vita lontana dai loro paesi d’origine».

Il brano Cavallo Pazzo che dà il titolo al disco descrive il guerriero Cavallo Pazzo che combatté per difendere la sua tribù. Hai enfatizzato tra l’altro il valore dell’amicizia.

«Ho enfatizzato l’amicizia che c’è stata tra Cavallo Pazzo e Toro Seduto, due guerrieri indomiti. Intendiamo bene, non nascono guerrieri, lo diventano a seguito di odiosi lutti familiari causati dall’uomo bianco».

Preghiera Navajo è un canto sacro che celebra l’amore per la famiglia, per la natura circostante ed evidenzia il legame indissolubile con la propria terra. Cosa ti affascina del loro culto?

«Lo hai espresso con la domanda che mi hai rivolto.  Mi affascina il loro modo di concepire la vita, il loro modo di rapportarsi con gli altri e con la natura, sia che si tratti del mondo animale che vegetale. Loro prendevano lo stretto necessario e nulla più. Con la mia “preghiera navajo” ho voluto immaginare un canto, che cercasse di stabilire un contatto umano con l’uomo bianco, usurpatore di terre e di libertà».

Gufo Grazioso, ricorda la storia d’amore tra Nuvola Rossa e sua moglie Gufo Grazioso. Attraverso la tua immaginazione hai ricostruito il loro primo incontro. Com’è nata l’ispirazione?

«Bellissima domanda. L’ispirazione è nata leggendo la bellissima storia, tra l’altro ben documentata, del loro matrimonio. Perché si sposavano e addirittura celebravano un rito vero e proprio. La storia è molto toccante. Si sa, che i nativi Americani potevano avere più mogli. Si da il caso che Nuvola Rossa, avesse promesso di prendere in sposa un’altra ragazza oltre Gufo Grazioso. Quando questa venne a conoscenza del matrimonio tra Nuvola Rossa e Gufo Grazioso, la mattina del loro matrimonio si impicco’  proprio vicino alla tenda dove erano stati effettuati i festeggiamenti. Questo creò un profondo dolore nel villaggio e nel cuore di Nuvola Rossa. Il video bellissimo dell’amico fotografo Nedo Baglioni ha reso questo brano una vera poesia».

«Penne d’airone lo reputo il brano in assoluto più bello e toccante di questo disco. Un brano in cui immagino un nonno che poco prima di morire trasferisce al nipote gli ultimi insegnamenti e lo incorona col tipico copricapo indiano fatto di penne d’aquila e d’airone. Gli dice che lealtà e giustizia sono le uniche cose da perseguire,  senza aver paura di sacrificare la vita se necessario. I giovani di oggi, non possono capire questi valori perché vivono in un mondo povero e privo di veri ideali. La magistrale chitarra del musicista Alberto Checcacci incorona il tutto».

Il canto di una figlia è dedicato a tua figlia Eleonora. Quali emozioni hai avvertito mentre la scrivevi?

«Un brano struggente che inizia con un coro impercettibile. Avrei tanto desiderato che a cantarlo fosse Eleonora ma…. non sono riuscito a convincerla… ahahahah,  speriamo in una prossima volta. Il brano narra di un indiano che mentre parte per andare a caccia, ode la voce di sua figlia, solo ieri bambina ma oggi donna, cantare. Sua figlia diventata donna in un batter di ciglia, perché il tempo, scandito dal passaggio delle stagioni vola. Parte come canzone molto malinconica, ma sul finale Alberto si è letteralmente scatenato trasformando un brano melodico in un brano rock… bravissimo e bestiale in ogni sua intuizione».

Sei stato ammaliato dalla musica sin da bambino. Cosa ti resta di quegli anni?

«Il ricordo struggente, di un bambino delle elementari che chiede a sua mamma di comprargli un pianoforte per iniziare a studiare musica. Purtroppo quel bambino non c’è più, e nemmeno mia mamma, che adesso cavalca nelle grandi praterie del cielo».

Stai per realizzare un nuovo disco di inediti. Puoi darci qualche anticipazione sulle tematiche affrontate?

«Certo. Siamo già un pezzo avanti. Questo disco tratta vari temi, disagi sociali, canzoni d’amore, c’è un brano intitolato “Io non ti vizio” dedicato a Eleonora. Alcuni brani tentano di lanciare messaggi, specialmente verso le nuove generazioni, per spronarle a scrollarsi di dosso questa apatia. I collaboratori sono sempre gli stessi: Alberto Checcacci, chitarrista ed arrangiatore, mia figlia alla macchina fotografica, assieme al maestro fotografo Nedo Baglioni. Alla squadra si sono aggiunti altri fantastici collaboratori. Monica Barghini, cantante e corista che nel nuovo disco eseguirà una intera mia canzone, Alessandro Golini, fantastico violinista che col suo violino e la sua bravura e sensibilità, ha arricchito di elementi preziosi numerosi brani… insomma… le altre cose ve le svelerò strada facendo».