È un richiamo alla speranza, ed al tempo stesso, un grido di pace il quarto album del cantautore toscano Ivan Francesco Ballerini, intitolato La guerra è finita.
Pubblicato per la RadiciMusic Records, il disco esce a distanza di due anni dal terzo Racconti di mare- La via delle spezie.
L’album La guerra è finita che contiene nove inediti, ballate folk romantiche e nostalgiche, simboleggia un viaggio, durante il quale, alle atrocità della guerra, il cantautore Ballerini si oppone con la poesia e la fantasia.
Il brano che dà il titolo al disco La guerra è finita è una lettera d’amore alla donna amata, scritta per distogliere dalla mente le efferatezze e la violenza: «se guarderai in alto verso il cielo, mi rivedrai un giorno con quegli uccelli in volo».
Il primo singolo estratto dall’album, Linea d’ombra, è ispirato dalla lettura del racconto di Joseph Conrad “La linea d’ombra“. Il quarto album di Ballerini raccoglie canzoni appassionate e toccanti, come Tra le dita, una storia d’amore che oltrepassa lo spazio e il tempo; Tra bombe e distruzione il racconto dei sogni e desideri di una ragazza, spettatrice di terribili immagini di guerra; Vestire di parole, unico brano dalle sfumature jazz, dal testo profondo che trae ispirazione da uno dei racconti de “Il sistema periodico” di Primo Levi, intitolato “Ferro”. Ed infine, Il mondo aspetta te, una canzone permeata di speranza per il domani, in cui Ballerini scrive: «e volerai sul mondo a braccia aperte, mentre il mondo aspetta te, e correrai sul mondo a cuore aperto, perché il mondo aspetta te», rivolgendosi ai giovani, nell’auspicio che contribuiscano a cambiare le sorti dell’umanità.
Alla realizzazione del disco La guerra è finita hanno preso parte: Alberto Checcacci ( direzione artistica), Giancarlo Capo (arrangiamenti, chitarra acustica e classica),Gaminol Wider (basso elettrico), Stefano Indino ( fisarmonica), Juan Carlos Zamora (armonica a bocca), Luca Trolli, Alessandro Melani, Riziero Bixio (batteria), Marco lazzeri (pianoforte elettrico e organo hammond), Daniele Grammaldo (cori), Lisa Buralli (voce solista e cori), Leonardo Marcello Grassi (disegnatore e fumettista), Nedo Baglioni ed Eleonora Ballerini (regia video & fotografie).
La guerra è finita racchiude nove brani inediti concepiti tra il silenzio di idee, riflessioni, pensieri e letture. Che significato assume questo quarto disco per te?
«Come si trattasse di un viaggio, un viaggio per scoprire nuove cose e probabilmente per scavare dentro i miei pensieri. Ogni volta che porto a conclusione un album, mi coglie una profonda malinconia, perché so che è un’esperienza che non si ripeterà mai più. Il disco, al di là del titolo, parla d’amore in tutte le sue forme, in tutte le sue sfaccettature. Credo oggi più che mai ve ne sia tanto bisogno».
Le canzoni dell’album si contraddistinguono da pennellate di sonorità folk. Il disco sembra accompagnare l’ascoltatore in un viaggio affascinante, dalle atmosfere romantiche e malinconiche.
«Vero. Credo di essere stato molto coerente nel mio percorso sino ad ora intrapreso e spero di aver trovato uno stile riconoscibile, se non altro nel modo di scrivere ed interpretare le cose della vita. Come sottolinei tu, c’è spesso un velo di malinconia nelle mie canzoni».
Il brano che dà il titolo al disco La guerra è finita è una canzone d’amore. Il protagonista, un giovane soldato, scrive lettere pervase di poesia alla donna amata. Da quali riflessioni è stato concepito?
«Sì, sono io quel soldato. Mi sono trovato poco più che vent’enne a fare il servizio militare a Savona… lontano, molto lontano da casa e dai miei affetti. Ho voluto ripercorrere quei ricordi, vestendo i panni di un soldato immaginario che partito per il fronte, scrive lettere d’amore alla sua fidanzata. Scrivere questa canzone mi ha scaraventato in un mondo lontano… negli anni ottanta, un mondo che purtroppo non esiste più. Scrivere, che si tratti di prosa, poesia, canzoni, ti porta spesso a fare i conti con il tuo passato. A me piace giocare a mescolare le cose, fatti che mi sono realmente accaduti con fatti scaturiti dalla mia fantasia. Lo trovo molto divertente».
Linea d’ombra, il primo singolo estratto dal disco, si ispira alla lettura del racconto di Joseph Conrad “La linea d’ombra”. Il testo recita “tenersi lontano dal mondo e al riparo dal giudizio degli altri, incartare quel che resta del cuore, in un foglio di carta stagnola”. Quanto c’è di autobiografico in questo brano introspettivo?
«C’è esattamente Ivan in questa canzone. Anche qui ho tratto ispirazione da un bellissimo racconto della letteratura mondiale, ma poi ho volato con la fantasia, parlando di un viaggio tutto al femminile. Mi sono immaginato questa ragazza che deve affrontare le avversità della vita… che per voi donne sono molto più complicate. Ho cercato di farlo con grande delicatezza, cosa che invece manca nella vita reale. Le donne oggi sono spesso considerate una merce, vengono valutate più per il loro aspetto esteriore che per la loro vera essenza. Un gioco triste e perverso a cui spesso le donne si sono prestate. Ma questa ragazza cerca di combattere e di superare questi ostacoli… vola lontana per cercare di imparare le cose della vita e fronteggiare la cattiveria degli uomini. Ma nonostante tutto questo, si sente spesso inchiodata a terra, a fronteggiare il quotidiano vivere… mentre la sua mente vola lontana».
Il mondo aspetta te, che chiude l’album, racconta di un pittore intento a dipingere un nuovo quadro, simbolo di speranza per il futuro. L’artista è tuo padre Romano. Siete uniti da un legame inscindibile?
«Certo, siamo uniti in modo inscindibile. È stato lui a contaminare me e i miei fratelli con l’arte. Mio fratello Antonio e mio fratello Mauro sono scrittori. Mio fratello Antonio ha esordito in campo letterario nel 2014, con “Cristalli di memoria”, un romanzo storico che parla di Antonio Berni, un tenente realmente esistito, morto in montagna e mai ritrovato. Il suo romanzo ha vinto il premio Mario Rigoni Stern, un riconoscimento davvero bellissimo. Adesso, in concomitanza col mio album, sta uscendo il suo secondo libro, una raccolta di 8 novelle, sempre ambientate sui monti. Mio fratello Mauro ha pubblicato recentemente il libro “Raramente ho parlato di teatro senza la maiuscola”, libro dedicato alla vita artistica di Ernesto Calindri, sconosciuto ai giovani di oggi, ma ben noto a noi non più giovanissimi».
Tra i tuoi prossimi impegni sono previste serate dal vivo?
«Sì, proprio ieri pomeriggio col mio direttore artistico Alberto Checcacci, abbiamo effettuato un paio di ore di prove per una serata che avremo a Grosseto il 2 maggio al circolo ARCI “Khorakhanè”. La scaletta dei brani è molto suggestiva. Ci saranno amici e personaggi della politica Grossetana. Sono molto emozionato».