La violenza sulle donne, la crisi degli uomini di mezza età, un duetto con Enzo Avitabile, la London Symphony Orchestra. Diciamocelo: nessuno indovinerebbe mai che questa descrizione appartiene a un album di Gigi D’Alessio. E invece sì, il nuovo lavoro si chiama Ora ma si sarebbe benissimo potuto intitolare “Ascoltate senza pregiudizio” come diceva George Michael. Per il cantante napoletano, 20 anni di carriera e 100 dischi di platino, il titolo sarebbe però un altro: «Lo sapevo che era uscito Jovanotti con un titolo uguale e ce ne sono anche degli altri. Io stesso avevo scritto una canzone chiamata Ora nel 1981, me ne sono accorto ripescando negli archivi Siae del 1981, non me lo ricordavo nemmeno. Ma se non lo chiamavo così il disco sarebbe stato un errore, perché non solo è il titolo di un pezzo ma anche il riassunto di tutta l’atmosfera che c’è dentro. Per me sarebbe stato bello anche “il disco della speranza”, perché tutte le canzoni sono fatte per dare una mano a chi è in difficoltà, a chi non ce la fa a superare i problemi».
D’Alessio musicalmente ha sempre avuto difficoltà nel panorama italiano. Difficoltà non commerciali, inteso. Ma di “percezione” presso un pubblico adulto, non mainstream e soprattutto coi critici. Questa volta le cose cambieranno? «Volutamente ho escluso un disco pieno di duetti e volevo mettere a fuoco quello che avevo da dire da solo. Poi le cose vengono mentre le faccio, come la canzone per la Bertè, mica l’avevo calcolato di farla con lei. Mentre la ultimavo mi è venuta l’idea: quella era proprio adatta a lei. Io la mia gavetta l’ho fatta, mica sono uscito dal Grande Fratello. Ho fatto 10 anni di conservatorio ed è lì che mi ha conosciuto Enzo Avitabile e quando l’ho chiamato non c’è voluto niente per convincerlo. Dopo una settimana era a casa mia a mangiare e in 5 minuti abbiamo fatto l’incisione si Notti di Lune Storte, il testo più intenso secondo me perché parla delle cadute di un uomo, c’è rabbia ma anche luce». Quindi, sottintende, che dopo anni di attacchi anche uno di spessore e sempre alla ricerca del nuovo come Avitabile “sposa” la causa dalessiana. «Si ricordava di quando studiavo l’organo, di come suonavo. Sono contento di essermi fatto le ossa così, dico a tutti che la fortuna non si aspetta, la si deve cercare. E io me la sono cercata, perché se fai sacrifici poi sei più pronto ad affrontare anche gli imprevisti. Poi quando è arrivato Sanremo nel 2000 il pubblico italiano mi ha conosciuto. Ricordo che a quel festival c’era Fabio Fazio. Ci sarà ancora, lo so ma io Fazio non l’ho più visto da quella sera della finale».
Quindi Sanremo capitolo chiuso per Gigi ? «Ho sempre un buon ricordo, ci sono andato 4 volte più 2 volte come autore e una volta come superospite. Ho dato, per il momento».
Se Ora, con i suoi 11 pezzi dal sapore conosciuto (post-neo-melodico?), darà una nuova dimensione al cantautore, dipenderà molto da come saranno percepite le nuove canzoni. «Io volevo sottolineare il motto non mollare mai, che è anche il mio vecchio brano. Poi ci ho messo temi che non puoi toccare quando hai 20 anni, solo dopo i 40 ti vengono in mente. Io non faccio mai il gioco delle tre carte con le canzoni, se inizio con un inciso o ritornello non lo sposto da un’altra parte. E poi scrivo quello che mi suggerisce la musica».
Certo in alcuni passaggi si resta spiazzati dai testi che non sono più solo “amore”: «Alla fine dopo tanto tempo di io e te, tu e un altro, io te e quell’altro, siamo in tre eccetera, non ti puoi ripetere. Volevo dire al mio pubblico di continuare a sperare, in amore significa trovare il principe azzurro, anche quando sei stata vittima di una violenza come canto in Il Falco e la Rondine. E solo dopo aver ascoltato il disco finito mi sono accorto che dentro c’è il rock, il funky, le melodie, anche il napoletano che spunta nell’ultima traccia del disco». Dopo tante canzoni scritte D’Alessio ha una teoria: «Un album è come un guardaroba, ci metti il costume da bagno e il vestito elegante. Anche se per me è sempre più difficile parlare d’amore perché ogni volta che faccio un pezzo su un tradimento o un matrimonio, tutti pensano che sto parlando di me».
C’è un appeal contagioso nel modo in cui D’Alessio a 46 anni parla ancora con entusiasmo dell’ultimo “figlio” discografico, con orgoglio e dignità, e questo a prescindere dal risultato finale. «Io quando chiudo un lavoro mi metto in macchina a girare per ore ovunque sono e me lo risento. Se sto a Roma mi faccio il Raccordo anulare 2 o 3 volte e vedo che effetto fa». Anche se può non piacere, gli arrangiamenti, gli archi della London Symphony Orchestra, il basso di Pino Palladino, le chitarre di Michael Thompson consegnano il disco nella categoria “Internazionale”. E c’è pure la presenza dei Bottari di Portico con le loro percussioni, che sono stati proprio voluti dal cantante «perché sono famosi per la “danza della morte” che risuonava con le botti nel corteo funebre di Masaniello».
Per uno che porta in televisione (il 25 novembre in prima serata su Canale 5) la sua compagna (Anna Tatangelo che ha anche un “cameo” in Ora) è inevitabile affrontare anche domande sulla sua vita privata. «Il piccolo cresce bene, devo dire che Anna è una mamma splendida. Di tanto in tanto mi viene da fare delle valutazioni sulla mia vita, sul fatto che girare tanto il mondo ti dà tanto ma ti toglie anche molto. Ti fa tornare a casa e pensare che ti sei perso la crescita dei figli. Però la vita serve per imparare. Anche quando perdi i genitori pensi sempre che se non fossi andato in tournée quella volta magari avresti speso un mese in più con loro. Io voglio avere il coraggio di dire grazie per gioia, amore e cuore, che sono le cose che però in cambio ho avuto dal mio pubblico».
Ora è nei negozi da questa settimana. Lo speciale su Canale 5, erede di un vecchio progetto di un varietà a due che non si è mai concretizzato del tutto, avrà la partecipazione di Modà, Vecchioni, Alessandra Amoroso e Paolo Bonolis, tra gli altri.