All’interno della rassegna annuale Quelli che la danza in scena al Teatro Nuovo di Napoli dal 16 al 19 marzo, ha debuttato in un’unica data Ebbò, spettacolo con la regia e le coreografie di Maria Grazia Sarandrea e la musica dal vivo di Giovanni Imparato. L’Ebbò in lingua yoruba (lingua africana) è l’offerta rituale che viene fatta nelle cerimonie di preghiere rivolte alla divinità atte a propiziare eventi fausti per la comunità secondo la buona regola che “nulla si ottiene se niente si offre” e così sul palco, ai canti di santeria cubana evocati dalla voce di Imparato venivano fuori, in danza, le divinità del pantheon yoruba quali Oyà, Changò, Yemayà rivisitati con intrecci legati alla tradizione archetipica indiana e alle tre fasi alchemiche di trasformazione. Tra un quadro di danza e l’altro le immagini video realizzate da Alessandra Stabile e Fabrizio Barraco, sono state altamente evocative nel raccontare figure fantastiche in dettagli e il ripetuto richiamo ai tre colori alchemici nero, bianco e rosso, quest’ultimo in un chiaro riferimento alla danza sufi. Inoltre la colonna sonora dei video suonata dal vivo da Imparato con ogni sorta di strumento a percussione e non, ne ha amplificato la suggestione, trasportando il pubblico in quella dimensione magica dell’invisibile che da sempre comunica in modo a volte impercettibile con la realtà materica. Il linguaggio universale della danza e della musica rievocato in Ebbò, è la messa in scena della continua ricerca dei due protagonisti sugli aspetti antropologici di queste arti ancestrali in cui l’Anima Mundi ritorna ad esprimersi con la sua massima libertà, attraverso la forma del suono e del movimento, divenendo preghiera vivente sempre più necessaria alla vita moderna per ritrovare il benessere e la salute, trasformando così un semplice spettacolo in un momento di guarigione collettivo.
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