Chiude la stagione ‘24/’25 del Teatro Nuovo di Napoli, Dei Figli di e con Mario Perrotta, consulenza drammaturgica di Massimo Recalcati, con Luigi Bignone, Dalila Cozzolino, Matteo Ippolito, e con Arturo Cirillo, Alessandro Mor, Marta Pizzigallo Paola Roscioli, Maria Grazia Solano in video e le voci di Saverio La Ruina, Marica Nicolai Paola Roscioli, Maria Grazia Solano; una produzione Teatro Stabile di Bolzano, Fondazione Sipario Toscana Onlus La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale, Permàr, in collaborazione con Comune di Grosseto, Teatro Cristallo Olinda residenza artistica, La Baracca – Medicinateatro, Duel (repliche fino a domenica 13 aprile).
Vincitore del prestigioso Premio Ubu per la nuova drammaturgia 2022, Dei Figli è il terzo atto che conclude la trilogia inaugurata da In Nome del Padre e continuata con Della Madre, con cui Mario Perrotta indaga le dinamiche e i conflitti familiari all’inizio di questo nuovo millennio. Tutta la trilogia nasce da una serie di incontri con l’amico psicoanalista Massimo Recalcati che spiega: «Una delle grandi mutazioni antropologiche del nostro tempo riguarda la cronicizzazione dell’adolescenza. Ciò che oggi emerge è la difficoltà del figlio di accettare la separazione dai genitori per riconoscersi e viversi come adulto. L’adolescenza perpetua impedisce infatti al figlio di divenire uomo assumendo le conseguenze dei propri atti anziché colpevolizzare il mondo degli adulti identificandosi nel ruolo della vittima innocente.»
Due giovani uomini, Melampo di venticinque anni e Ippolito di trentasei (che oggi chiamiamo tranquillamente “ragazzi”) e una loro coetanea coabitano in casa di Gaetano cui i loro genitori pagano un affitto irrisorio. Il primo è un idealista foraggiato dal padre, un attivista inattivo; il secondo, andato via di casa dei genitori a diciotto anni per approdare nel palazzo di fronte, aspetta da diciotto anni che qualcuno acquisti la sua sceneggiatura, incapace di risolversi tra l’amore per la madre e quello per la ragazza che, a sua volta, è in conflitto perenne con la propria madre e la sorella. Ma anche Gaetano, il più “adulto” dei quattro, riesce ad assumersi le proprie responsabilità e diventare quindi adulto solo quando, morto suo padre, finalmente troverà il coraggio di dichiarare la propria omosessualità.
«Nell’affrontare questo tema – spiega Perrotta – mi sono ricordato che un padre si sostanzia nel suo confronto – anche mancato – con la madre e che essi, padre e madre, sono tali solo perché di fronte a loro esistono, inflessibili, i figli. E mi è venuto in mente che il nuovo millennio ha portato con sé lo stravolgimento totale di questa triade “padre – madre – figli” alterando le fattezze di ruoli che parevano immutabili nei secoli.»
Dopo gli apprezzatissimi Odissea e Italiani Cincali, il pluripremiato attore-regista-drammaturgo leccese Mario Perrotta, con questa trilogia ci propone un altro esempio di teatro civile, in cui le vicende dei personaggi riguardano molto da vicino quelle del pubblico, proponendo sempre tematiche spinose nella loro scottante attualità. Il tutto confezionato con sobrietà e con brio, un’altra cifra stilistica che gli è congeniale e che ci piace particolarmente. Nel caso di Dei Figli, poi, il tutto è – per sua natura – elevato all’ennesima potenza, offrendoci un quadro disarmante della condizione dei giovani o diversamente giovani di oggi e del loro rapporto coi genitori, spesso (ma non sempre) responsabili della loro ignavia puerile a causa della propria iperprotettività. Quadro disarmante e tuttavia non disperante, come sembra indicare l’atmosfera della messa in scena. In ogni caso, si tratta di un problema tanto sentito da ingenerare discussioni e dibattiti tra il pubblico anche fuori dal teatro. Lo spettacolo è molto piacevole, oltre che interessante, perché costruito con cura e perizia, avvalendosi anche di contributi filmati e audio che si integrano perfettamente con la parte dal vivo. La bravura degli interpreti (sia quelli sul palcoscenico che quelli sugli schermi) consente un’agile fruizione di contenuti a volte un po’ indigesti per alcuni.
Un felice esempio di teatro al contempo divertente e impegnato. Da vedere.