Semplicità intesa come sintesi ma anche come visione del tutto. Si torna all’uomo e alle sue tante ritualità. Semplicità qui prende i colori a pastello, di una mano quasi fanciulla, di stili che non badano alla didattica. Eppure per la Compagnia Daltrocanto, la musica è una cosa serissima. Siamo nella nostra Campania con la storica formazione di Antonio e Flavio Giordano e Luca Lnazara che oggi si arricchiscono delle new entry Imma Barbarulo (voce), Mario Villani (batteria) ed Osvaldo Costabile (violinista e polistrumentista) e pubblicano per Benvenuto Edizioni Musicali questo nuovo lavoro di inediti dal titolo “Come acqua di mare”, disponibile presto anche in una bella release in vinile. “Coma acqua di mare”: e cos’è che del resto fa l’onda quando si infrange sulla riva? La incontra. Talvolta in maniera serena e lieve, talvolta in maniera burrascosa. E come tutti gli incontri, genera esperienza e fa nascere nuove storie da raccontare. E questo disco, rimescolando vecchi successi (in questo nuovo organico) a nuove scritture, rimescola anche l’uomo, la sua vita, le sue battaglie e le sue sempre timide vittorie… rimescola quel sapore autentico della nostra terra. Ci sono i grandi successi, c’è la featuring con Danilo Sacco, con Clara Moroni, c’è il canto politico e sociale, c’è la poesia dell’anima… insomma: siamo tutti figli di questa stessa acqua di mare…
Una formazione storica della nostra terra… e posso dire che ancora una volta, la Campania entra ma ho come l’impressione che sia marginale, più un colore, un arrendo, un modo che una centralità culturale… o sbaglio?
Tutt’altro. La nostra terra è radice. È suono. È la costa da cui partiamo nel nostro viaggio musicale. In questo lavoro ci sono brani in dialetto, brani che “suonano” come tammorriate, tammorriate “alternative”, brani in italiano che parlano di Campania, come ad esempio La spada di San Giuseppe, la nostra dichiarazione d’amore per la città di Salerno, e brani in cui strumenti tradizionali del nostro territorio, come la zampogna, si integrano e caratterizzano unaf orma che può appartenere più alla musica irlandese, come accade in Quante notti. Non mi sembra affatto che il nostro territorio sia solo un elemento decorativo…!
Il mare è certamente un centro invece… a partire dalla copertina. Che storia ha?
L’illustrazione che fa da copertina all’album è un regalo preziosissimo di Tiziano Riverso, artista di chiara fama e di sensibilità incredibile, che abbiamo avuto modo di incontrare quasi per caso, ma con il quale, sempre grazie alla musica, è nata una incredibile amicizia.
Gli abbiamo sostanzialmente comunicato solo il titolo dell’album e lasciato carta bianca.
L’immagine di questa donna fiera, un po’ sirena, un po’ femmina di meridione, con alle spalle un orizzonte di mare iridescente, è un po’ lo sguardo di noi tutti nel “rilasciare alle acque” questo nuovo lavoro. È lo sguardo disincantato ma sereno con cui assistiamo allo scorrere del tempo e degli eventi, e al magico incontro dell’onda con la riva, che tanto prende e tanto restituisce.
L’onda infatti è la metafora portante dell’album, col suo continuo lavorio di sottrazione e sedimentazione, trasformazione e mutamento, è la sintesi di quanto abbiamo cercato di fare finora, in questo album, nella musica in generale, nella vita.
Nuove tre figure nel vostro organico originale. Perché questa trasformazione e poi: novità e nuovi orizzonti o semplice “manovalanza” per continuare sul tracciato originale?
Non è in realtà il primo cambio di formazione della Compagnia. In quasi vent’anni di attività si sono avvicendati tantissimi musicisti, molti dei quali sono rimasti nostri grandi amici. Ma la vita si sa, porta a volte ad allontanarsi. Questo però è stato probabilmente il cambiamento più caratterizzante dal punto di vista delle sonorità e delle energie. Abbiamo cambiato non tre elementi qualunque, ma cantante, violino e batteria. Sintetizzando, i due principali solisti più colui che regge tutta l’impalcatura ritmica della formazione. Tre splendidi musicisti, tre bellissime persone, con dei percorsi completamente diversi fra di loro e dai loro predecessori.
In questa situazione un cambio di suono, di stimoli, di apporti era inevitabile… ed è stato bellissimo! Quindi “manovalanza” giammai! Del resto siamo una Compagnia, non sarebbe quanto meno egoistico costringere i nostri nuovi “compagni” a non esprimere la loro arte? È stata davvero nuova linfa per il gruppo, grazie sempre al potere trasformativo dell’incontro.
Compagnia… una parola importante, che suona bene come “collettivo”… quasi anarchica nella sua radice. Perché siete una Compagnia? Quasi che la vostra canzone sia più un atto teatrale…
Con le nostre canzoni raccontiamo storie. Esattamente come succede in uno spettacolo teatrale. Quindi sì, a volte le nostre canzoni assumono le sembianze di un atto teatrale. Ma lessico a parte, siamo una Compagnia non solo dal punto di vista artistico, ma anche e soprattutto dal punto di vista umano.
La dimensione collettiva è parte fondamentale dello spirito del gruppo. Nulla viene deciso da soli, nessuno viene lasciato indietro. È del resto dal confronto continuo che nasce l’atto creativo. E per creare qualcosa di nuovo insieme, non basta essere colleghi, bisogna essere Compagni.
Dal vivo tutto questo come diventa? Sul palco sono importanti le canzoni o il suono del disco in modo didascalico?
Riprodurre didascalicamente il suono dell’album sarebbe francamente impossibile, a meno che non si voglia ricorrere a delle sequenze pre-registrate. Sul palco inevitabilmente il suono si fa più asciutto, più energico, più “radicale” se vogliamo. Ma questo probabile “calo di suggestione” dovuto a sonorità meno articolate è ben compensato dall’interplay, dalla dimensione del racconto con cui talvolta cerchiamo di interagire col pubblico per “portarli” con noi sul palco ed anche dall’apporto di grazia delle danze. Insomma, il live è diverso. Ed è quella la sua magia.