Flessibile e trasparente è la ‘pelle’ che permette ai robot di rilevare la presenza di un essere umano attraverso il calore, proprio come fanno i serpenti crotalini (o vipere del pozzo) quando intercettano le prede.
Pubblicata sul sito ArXiv, la ‘pelle robotica’ si deve al gruppo del Politecnico di Zurigo guidato dall’italiano Raffaele Di Giacomo. Fatta di pectina, sostanza estratta dalla frutta ed usata essenzialmente per rendere più consistenti le marmellate, la pelle robotica consiste in una pellicola capace di percepire anche le più piccole variazioni di temperatura. Riesce infatti ad avvertire il calore emesso da un corpo, come quello di un coniglio o un topo, ad un metro di distanza. Per realizzarla i ricercatori hanno messo la pectina in uno stampo e poi l’hanno immersa in una sostanza a base di cloruro di calcio.
«Applicandola sul corpo intero di un robot lo si potrebbe aiutare a muoversi in aree affollate senza scontrarsi con le persone» ha spiegato Raffaele Di Giacomo. La pellicola potrebbe, dunque, essere usata per ricoprire i robot poiché secondo Raffaele Di Giacomo: «La cosa più importante nel combinare l’intelligenza artificiale e i robot umanoidi è che la prima deve essere plasmata dai sensi, così come lo siamo noi. Dobbiamo dare un riscontro sensoriale completo in modo che l’intelligenza artificiale riesca a farsi un quadro del mondo attorno».
La straordinaria ‘pelle robotica’, proprio perché sensibile alla temperatura, potrebbe inoltre essere utilizzata anche nelle protesi, per aiutare chi le indossa ad avere una maggiore sensibilità.
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