È appena terminata la seconda serata di Sanremo 2022 con una classifica provvisoria che vede al primo posto Elisa e al secondo Mahmood e Blanco. Questo primo podio, chiuso da La Rappresentante di Lista ci dice una cosa: la musica può ancora andare a braccetto con la meritocrazia. Non solo: è possibile far finire il Festival in tempi umani, i riflettori possono spegnersi tranquillamente alle 00.36 e rendere felici pubblico in sala, pubblico da casa, cantanti, tecnici e pure conduttori.
È finita la seconda serata del Festival e tanti sono i motivetti che restano in testa. Le danze son state aperte da un amico di Maria De Filippi, Sangiovanni, con la sua “Farfalle” che ha ricordato molto il tormentone estivo “Malibù”. Esordio a 40 anni (perché in Italia per alcune penne raffinate che non si piegano alla logica del mercato va così) per Giovanni Truppi e la sua “Tuo padre, mia madre, Lucia”. Un brano che ha già vinto due premi, una poesia che fa conoscere questo cantautore napoletano al grande pubblico. Una perla rara.
A cambiare il mood della serata e a cercare (invano) di passare a un pezzo rock troviamo Le Vibrazioni: sono agli ultimi fuochi con la loro Tantissimo.
È il turno poi di un’emozionatissima Emma e la difficile “Ogni volta è così”: si percepisce la penna di Faini, ci fa bene vedere Francesca Michielin a dirigere l’orchestra. “Virale” il pezzo di Matteo Romano, tra i giovani di questa edizione. Il cantante convince, la canzone un po’ meno.
Momento godimento (e anche caciara) con Iva Zanicchi che con i suoi 82 anni suonati ci regala un’ottima prestazione vocale, l’anno scorso la Vanoni, quest’anno lei: le nonne da casa ringraziano per la quota grigia.
L’indie e il rock si con-fondono sul palco con Donatella Rettore e Ditonellapiaga: le due donne si divertono e fanno divertire. E questo basta.
Momento più alto di tutta la serata (escludendo Truppi di cui sopra) resta l’esibizione di Elisa. La cantante torna dal palco dove tutto è iniziato esattamente 21 anni. Sceglie un vestito bianco, proprio come 21 anni prima. Inizia a cantare e dopo poche note la sua magia invade i cuori di ognuno. Meravigliosa: grazie per questo incanto.
A rovinare questa magia senza trucco irrompono prepotentemente Fabrizio Moro prima con “Sei tu” brano che ricorda tutti i suoi brani. Gli autoplagi di cui insomma nessuno aveva bisogno. Dopo ecco il “Sesso occasionale” di Tanai che col suo karaoke canta in difesa delle scappatelle. Forse è da riascoltare, forse è meglio di no.
“Ovunque sarai” di Irama alza leggermente il livello. Con nostalgia ricordiamo lo scorso anno, quando il cantante è rimasto bloccato nella sua camera d’albergo e per tre sere abbiamo dovuto ascoltarlo col video delle prove. Nel 2021 ci ha parlato dei colori, quest’anno coniuga il verbo essere vestito da centrino della nonna. Il brano però, nonostante tutto, funziona.
Aka7even prima e Highsnob & Hu dopo chiudono le esibizioni. Convincono entrambe le nuove leve, sia lui con “Perfetta così” (il testo è di una semplicità imbarazzante, ma entra in testa), molto più interessante il duo finale con “Abbi cura di te” brano dalle sfumature delicate che merita più attenzione, speriamo non lo lascino come ultimo anche questa sera.
Speriamo in ulteriori sorprese, nuove rivelazioni e alti standard. Per il resto, godiamoci questi primi risultati dal sapore di cambiamento e miglioramento.
Ecco la classifica completa:
Elisa – O forse sei tu
Mahmood e Blanco – Brividi
La rappresentante di lista – Ciao ciao
Dargen D’Amico – Dove si balla
Gianni Morandi – Apri tutte le porte
Emma – Ogni volta è così
Ditonellapiaga e Rettore – Chimica
Massimo Ranieri – Lettera di là dal mare
Irama – Ovunque sarai
Fabrizio Moro – Sei tu
Giovanni Truppi – Tuo padre, mia madre, Lucia
Noemi – Ti amo non lo so dire
Sangiovanni – Farfalle
Michele Bravi – Inverno dei fiori
Rkomi – Insuperabile
Achille Lauro – Domenica
Matteo Romano – Virale
Highsnob&Hu – Abbi cura di te
Giusy Ferreri – Miele
Iva Zanicchi – Voglio amarti
Aka7even – Perfetta così
Le vibrazioni – Tantissimo
Yuman – Ora e qui
Tananai – Sesso occasionale
Ana Mena – Duecentomila ore