E forse più che di nu-soul dovremmo parlare di grandi classici del funky digitale, dal passaporto americano sicuramente. Si intitola “Electro Way” questo primo disco della 1000 Streets’ Orchestra, un cuore pulsante celebrato poi da un collettivo di oltre 55 tra tecnici ed artisti. Una corposa sezione fiati che incontra l’elettronica dei synth per un disco di pura energia e buonissime vibrazioni. Il suono e la sua tessitura che si ancora ai grandi classici di genere ma che cerca comunque la connessione di altre voci, di altri colori… la contaminazione di genere che spazia da sfumature di jazz fin dentro i ricami più conclamati di pop main stream.
Sicuramente “Electro Way” è più un disco internazionale che italiano. Anche se: posso dirvi che il mood della voce mi restituisce molto gusto nostrano?
«Abbiamo pensato a lungo sulla lingua da utilizzare nell’album e alla fine abbiamo scelto l’inglese e lo spagnolo per far forza sull’internazionalità del nostro gruppo e degli interpreti stessi. ANGELICA è di origini croate e NAI BOA di origini dominicane, solo per fare qualche esempio, ma tutta la 1000Streets ha base in Italia, quindi sono contento che in qualche modo passi il calore dello stivale».
Penso ai Dirotta su Cuba come anche ad un certo Mario Biondi. E l’orchestra poi che si fonde con il suono sintetizzato… ma esiste un vero marchio dentro il vostro disco?
«L’obiettivo è stare nel mezzo tra Swing tradizionale, Electro Swing e Pop. Siamo un’orchestra “vera” però il legame che si è costruito con la musica elettronica è molto forte, tanto da considerare quest’ultima come uno strumento dell’orchestra stessa. Il marchio in fin dei conti è sempre 1000Streets, mille strade artistiche che una formazione come la nostra può percorrere. Anche in questo caso, che abbiamo un nuovo ed unico sound, ogni canzone è intrisa di influenze e contaminazioni, caratteristica che non riusciamo più ad ignorare».
Anche i video hanno una produzione davvero internazionale, anche goliardica se posso… anche loro hanno una precisa radice?
«I video sono il frutto dell’intersezione tra l’idea artistica, concretizzata ascoltando la nuova produzione, e le necessità tecniche di questo strano periodo. A causa delle restrizioni abbiamo dovuto ripensare a tutto e cercare un modo per poterlo realizzare senza far correre alcun rischio ai musicisti e ai performers. La tecnologia in green screen ci è venuta in aiuto, così abbiamo potuto riprendere una persona alla volta per poi mettere tutta l’orchestra insieme in post produzione».
Oggi che vita ha questo collettivo? Vi radunerete tutti insieme su un palco prima o poi?
«Abbiamo già avuto la fortuna di presentare Electro Way dal vivo questa estate e stiamo lavorando ai prossimi live. Vedere e ascoltare questa produzione dal vivo è sicuramente un’esperienza da fare. Sul palcoscenico si apprezza ancora di più il dialogo continuo tra la musica elettronica, l’orchestra e i solisti (Gianjoe, ANGELICA e Nai Boa), il tutto completato dalle coreografie di Giorgia Kero e Alice Cenzon».